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Perplexity, valutata 18 miliardi di dollari, fa un’offerta da 34,5 miliardi di dollari per Google Chrome

La startup di intelligenza artificiale Perplexity ha offerto martedì 34,5 miliardi di dollari per acquistare il browser Chrome di Google, posizionandosi in modo da sfidare il dominio del gigante tecnologico nella ricerca sul web.

L’offerta è quasi il doppio della valutazione di Perplexity, pari a 18 miliardi di dollari. L’azienda ha dichiarato al Wall Street Journal di essersi assicurata il sostegno di diversi investitori e di grandi società di venture capital per sostenere interamente la transazione.

Le stime del valore aziendale di Chrome variano, con cifre recenti che vanno dai 20 ai 50 miliardi di dollari. Con 4 miliardi di utenti, l’acquisizione di Chrome darebbe a un’unica azienda il controllo di quasi il 67% della navigazione internet globale. Tuttavia, l’acquisto di Chrome comporta diverse complicazioni.

L’offerta arriva pochi giorni prima che il giudice Amit Mehta si pronunci sul futuro di Google, costringendo potenzialmente il gigante tecnologico a scorporare il suo prezioso browser nel quadro di una controversia antitrust in corso. L’anno scorso è stato accertato che Google detiene il monopolio nel mercato della ricerca.

Perplexity ha segnalato per la prima volta il suo interesse per l’acquisto di Chrome ad aprile, dicendo al tribunale che preferirebbe che Google mantenesse il browser open-source piuttosto che vederlo acquisito da un’azienda come OpenAI, che ha anch’essa espresso interesse.

In una lettera all’amministratore delegato Sundar Pichai, Perplexity ha riferito che il suo piano di acquisizione avrebbe preservato e supportato la tecnologia open-source di Chrome, Chromium, insieme ad altri browser, e mantenuto Google come motore di ricerca predefinito, consentendo agli utenti di cambiare tramite le impostazioni.

Nel frattempo, Pichai – che ha testimoniato in tribunale all’inizio di quest’anno – ha dichiarato che costringere Google a vendere Chrome o a condividere i suoi dati con i rivali potrebbe danneggiare l’azienda, limitare gli investimenti in nuove tecnologie e creare rischi per la sicurezza.

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